Approfondimenti: il formato MP3

Sul finire degli anni 90, la nascita di Internet ed il desiderio di una rete che potesse trasportare anche suoni, portò a comprendere i limiti del formato audio del CD. La grande quantità di dati ed un flusso pesante ed assolutamente inadeguato per le reti degli anni '90, spinse i ricercatori a trovare soluzioni basate su una compressione dell'audio anche a costo di perderci qualità.

Molte aziende si cimentarono nell'impresa, imponendo al mercato ed alla rete, formati proprietari gravati da molti diritti e, spesso, da scarsa qualità. I vari formati ebbero diverse fortune ma, tutti, erano destinati a soccombere di fronte ad un evento che non avrebbe lasciato scampo: la scoperta dell'MP3.

Italia: patria di inventori

Una prima idea di un formato audio compresso che mantenesse una buona qualità rispetto all'audio registrato senza perdite di informazioni venne sviluppata presso il laboratorio torinese CSELT, diretto dall'ing. Leonardo Chiariglione.

Il progetto di lavoro, in realtà, era abbastanza ampio e raccoglieva anche altri enti di ricerca europei e diverse aziende, tutti interessati alla realizzazione di un formato audio e video in grado di trasmettere e conservare flussi di dati che, seppur con perdita di informazioni (e, quindi, compressi) potessero essere molto vicini, per qualità, ai flussi originari lossless (cioè a quelli senza alcuna perdita di informazioni, non compressi).

Nato da un'idea semplice, semplice...

Per quanto riguarda l'audio, abbiamo detto che i file WAV che meglio rappresentano il flusso di un CD, non possono essere compressi: pertanto, ad essi, non si possono applicare i consueti algoritmi matematici di compressione che caratterizzano programmi come ZIP, ARJ, RAR e simili.

Il problema, quindi, sembrava quasi irrisolvibile...

E proprio quando non si sapeva che pesci prendere, arriva la genialata che nasce dall'osservazione del nostro orecchio. I ricercatori vengono a scoprire che l'orecchio umano, in grado di perchepire suoni che hanno una gamma tonale che va da 40/50 hertz sino a massimo 20 khz, ha uno strano modo di funzionare. Questi speciali microfoni, posti in coppia ai lati della testa per percepire la stereofonia, pur captando tutto, passano il flusso al cervello. Il cervello, da macchina perfetta (e risparmiosa di risorse) quale è non legge l'intero flusso ma, abilmente, semplifica le cose, evitando di elaborare alcuni dei suoni percepiti. È come se, nella visione di un grande quadro, ci si focalizza sull'insieme e non sulle singole pennellate. Da questa arguta osservazione ai ricercatori venne la domanda: e se escludessimo dal flusso le frequenze scartate dal cervello? che nasce, anche dalla considerazione, che sarebbe inutile archiviare qualcosa che non avrebbe alcuna futura utilità, se non quella di occupare spazio e sprecare risorse.

Da questa osservazione nacque il tipo di file comunemente noto con il termine di MP3, abbreviazione del più complesso "MPEG-1 Audio Layer III" e dal quale sarebbe partita una vera rivoluzione, segnata anche dal fatto che il formato è gratuito per uso personale (non ci sono diritti da pagare) al contrario degli altri sviluppati sino a qual momento; oltre a questo, si diffusero molti lettori di file MP3 per PC e comparvero persino lettori personali portatili che sostituirono i vetusti lettori e registratori di cassette, come i walkman, la cui strada era giunta ad un bivio: da una parte il cassonetto, dall'altra, per pochi di loro, il museo dei ricordi.

Una vera rivoluzione

Il nuovo formato fu una vera rivoluzione nel modo della musica e di internet; si prestava benissimo ad archiviare musica, audio in generale e ad accogliere, a braccia aperte, tutta la precedente produzione riversata su CD, vinili, cassette e microcassette. Inoltre, era un ottimo formato per la trasmissione in streaming dei contenuti. MP3 ha permesso la nascita delle radio web, dei podcast e di tutto quanto oggi si ascolta in rete, anche se, dopo oltre vent'anni, non è più da solo.

MP3 è stato solo il punto di partenza e, oggi, ci sono altri formati a fargli compagnia, tra cui quello che si usa in What's Up, o il suo fratello libero Ogg/Vorbis basato, cioè, su algoritmi di compressione simili a quelli di MP3 ma totalmente Open Source.