In prova: ICOM IC-718, una bella radio

Una robusta radio «Entry Level»

Icom IC-718, vista frontale

Su una cosa, penso, molti saranno d'accordo: definire la radio ICOM IC-718 un vero cavallo di battaglia!

Quando si parla di questo ICOM IC-718, non si può fare a meno di sottolineare il fatto che è uno di quei ricetrasmettitori che ti accompagna nelle avventure radio senza mai tradire. Non è, certamente, la radio più moderna e non ha tutte le lucine e i display touch dei modelli più moderni, ma ha un'affidabilità che la rende un pezzo importante nelle nostre stazioni.

È una radio che dà solo due opportunità: o piace o si odia... Non sembra ci sia una via di mezzo. Ho letto diverse opinioni in rete e, accanto a coloro che la adorano, ci sono anche quelli che la denigrano, quasi in egual numero.

Torniamo indietro nel tempo...

Immaginiamo di essere all'inizio degli anni 2000. Il mondo dei radioamatori era già in evoluzione, ma c'era ancora un forte desiderio di radio semplici, robuste e con un buon rapporto qualità-prezzo. E Icom, una delle protagoniste indiscusse del panorama radioamatoriale degli ultimi 50 anni, ha risposto a questa esigenza con l'IC-718. Non è arrivata con il clamore di un modello top di gamma, ma si è fatta strada conquistando il cuore di chi cercava una radio HF buona e robusta per cominciare... o, anche, per avere una radio secondaria affidabile. Non è un modello «storico» nel senso di qualcosa che ha rivoluzionato il settore, ma lo è diventato per la sua diffusione e la sua longevità: fu prodotta, infatti, per quasi un decennio, dal 2000 al 2008, segno evidente della sua affidabilità.

A renderla «speciale», prima di tutto, la semplicità. È una radio che non confonde l'operatore con mille menu e sottomenu. La accendi, selezioni la banda, imposti la frequenza e sei subito in aria. Ha i controlli essenziali, ben disposti sul frontale, facili da raggiungere anche al buio o con poca luce. Non devi lambiccarti il cervello per trovare la funzione che ti serve: è tutto lì, a portata di mano. E questo potrebbe non piacere a coloro che amano «affinare» la propria emissione modificando spesso alcuni parametri.

Curiosità

Facciamo una piccola digressione: perché le radio Icom per HF cominciano per «7»?

Ho notato che tutte le radio ICOM per HF (o che comprendono anche le HF) hanno il numerico che comincia per «7»; fa eccezione solo il 9100 che, oltre alle HF ha anche, come opzione i 23 cm: le radio Icom che hanno la banda dei 23 cm cominciano, appunto, per «9».

Ora, non esiste una spiegazione ufficiale di Icom che dica il motivo specifico per cui i loro ricetrasmettitori HF abbiano tradizionalmente il codice del modello che inizia con «7» (es. IC-751, IC-720, IC-781, IC-765, IC-7300, ecc.).

Tuttavia, nel mondo della radio amatoriale, è una consuetudine per i produttori utilizzare una certa serie di numeri o prefissi per indicare la categoria o la banda di funzionamento di un apparecchio. È molto probabile che il «7» sia diventato semplicemente la designazione interna di Icom per la sua linea di prodotti dedicata alle bande HF, in modo da rendere facilmente identificabile questa linea di prodotti all'interno del loro catalogo.

Ho anche pensato potesse essere legato al primo RTX in HF... In effetti, la prima radio HF ICOM nasce nel 1967 e si chiamò, appunto, IC-700T (la parte TX) ed IC-700R (il ricevitore). La radio aveva solo il finale a valvole ma impiegava i transistor negli altri stadi. ICOM è nata da una passione per la radio di Tokuzo Inoue (il suo fondatore) e che avviò una piccola azienda con l'obiettivo di produrre radio di alta qualità per il mercato amatoriale.

Inoltre, non è da trascurare il fatto che, nella cultura giapponese, il 7 è un numero importante e che porta con sé un'aura di positività, completezza e significato spirituale; la presenza dei «Sette Dei della Fortuna» (un gruppo di divinità venerate per ricevere aiuto nella vita quotidiana) rende questo numero particolarmente importante per i giapponesi e sperare in un po` di fortuna non guasta mai!

Una radio robusta

Il retro della radio Icom IC-718

Poi c'è la sua robustezza: è costruita per durare. Non è fatta di plastichette leggere, ma di un telaio solido, con un'ottima dissipazione del calore. Con la sua robustezza è in grado di affrontare di tutto, soprattutto polvere e fatica di spedizioni ed attivazioni. Insomma, non è proprio una radio da «vetrina» ma una radio da «battaglia».

E le prestazioni? Per il suo prezzo e la sua categoria, sono davvero notevoli. Copre tutte le bande HF, dal 160 al 10 metri, in tutti i modi di emissione principali: SSB, CW, AM (attenzione: non ha la FM). Il ricevitore è un dignitoso «doppia conversione» che permette di ascoltare le stazioni deboli anche in condizioni di rumore. Il trasmettitore, con i suoi 100 Watt, dà tutta la potenza che serve per fare DX o per chiacchierare con gli amici a poca distanza. Certo, non ha i filtri roofing super selettivi che trovi nei modelli di grido ma, dalla prova fatta, il suo DSP di inizio secolo si difende ancora molto bene.

Ha la possibilità di aggiungere l'accordatore automatico, cosa che la rende ancora più comoda, specie quando l'antenna non vuol saperne di accordarsi... E poi c'è la «porta accessori» che permette di controllarla tramite software e di fare modi digitali. Insomma, una radio che permette di crescere, di sperimentare, senza dover spendere cifre folli.

Ed ora, il video della nostra prova

Qualche giorno fa, arriva nel laboratorio di Saverio IK7IWF un Icom IC-718 tenuto in modo perfetto. Una radio che era solo «da controllare» ma che, da subito, si è rivelata in condizioni eccellenti.

Non ho perso l'occasione di farci un video, a beneficio mio e degli appassionati che visitano il mio canale Youtube:

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