Se il potenziometro nasce male, ripariamolo
Potenziometri malfatti: l'avventura continua
Continua la triste vicenda con il mio TR-851... nel senso che, dopo il problema riscontrato al potenziometro del volume/squelch, che è di fondamentale importanza per l'uso della radio, e la totale certezza che, prima o poi, il problema si presenterà anche su quello accanto, ho deciso di fare una ricerca per trovarlo.
Impresa ardua, degna di una nuova puntata della saga di «Mission Impossible» ma, in questo caso, il protagonista sono io...
Ho cominciato a fare delle ricerche in rete, a chiedere in giro, a mettere annunci su diversi canali...
Approfitto di questa pagina per ringraziare Saverio, Carmelo e Franco amici radioamatori che hanno risposto alle mie richieste ma i canali da loro proposti, un tempo navigabili, ora sono all'asciutto ed è impossibile trovar lì quanto a me necessario.
Una tragica realtà!
È assodato: il ricambio del potenziometro non si trova e, se anche ci fosse, sarebbe auspicabile che non fosse proprio lo stesso, vista la scarsa qualità dell’oggetto e la sua durata veramente breve.
E, siccome il ricambio non si trova, resta solo una strada: provare a riparare quello che si ha!
Un lavoro da... orologiaio!
Riparare un potenziometro le cui dimensioni sono inferiori ad un centimetro quadrato non richiede solo abilità e mano ferma ma anche una vista buona.
E, se la mano ferma, bene o male, non manca, la vista, ad una certa età, comincia a tradire...
Al netto di tutto, la decisione era presa: aprire il potenziometro e vedere se si può sistemare in qualche maniera.
Smontiamo la radio
La prima cosa da fare per accedere alla schedina con il potenziometro del volume/squelch e accensione, è aprire la radio. Ci sono quattro viti autofilettanti per ciascuno dei due «gusci»: è necessario rimuoverle facendo attenzione a non sbavarle: non c'è niente di peggio di una radio con le viti sbavate. Per evitare problemi, verificare quale cacciavite a croce calza meglio nella testa e, prima di svitare, premere bene e ruotare con un colpo secco.
Ma, ora che ci penso: l'idea di mettere delle viti autofilettanti ad una radio come questa è quanto meno deprecabile... Una radio che costava un botto negli anni '80 con 8 viti autofilettanti che tengono in sede i gusci... mah!
È vero che le magagne le scopri toccando con mano, dentro e fuori, le nostre radio...
Rimossi i gusci, è necessario rimuovere il frontalino.
Il frontalino di plastica è tenuto in sede dal dadone della sintonia: è necessario, per prima cosa, rimuovere i quattro pomelli dei due potenziometri e quello della sintonia: i primi sono a pressione e, usando delicatezza (ricordate? Si tratta dei potenziometri!) si sfilano; al contrario, il pomellone della sintonia è tenuto in sede da una vite a brugola da svitare un po` per allentare la presa: in questo modo si sfila con facilità.
Con una chiave inglese piccola, svitare il dado.
Ora restano le quattro viti nere ai lati del frontalino: sono viti con passo europeo con una rondella; svitarle e metterle da parte.
Il pannello frontale adesso si sfila: estrarlo delicatamente per non rovinare i pulsantini che sono tenuti in sede da incastri di plastica. Metterlo da parte delicatamente, facendo attenzione a non danneggiarlo. La radio resta nuda, con il display LCD bene in vista (altra parte delicata): con la solita chiave ingliese, svitare il dado del primo potenziometro.
Basetta e potenziometro
Il potenziometro del volume, dello squelch e del pulsante di accensione è su una basetta dedicata, collegata con uno spinotto al suo cavo: per estrarla, è necessario svitare quattro viti ai lati del pannello metallico del frontalino interno e ruotarlo. La rotazione mette a nudo basetta e potenziometro. Svitare il dado del potenziometro, ruotare il pannello, estrarre l'albero dal buco e staccare lo spinotto: ora il potenziometro è di fronte a noi in tutto il suo splendore... si fa per dire ![]()
Ora è necessario dissaldare i 10 pin (3 di squelch, il primo, 3 di volume, il secondo e 4 del pulsante). È importante usare una stazione dissaldante evitando di indugiare sulle piste dove il calore potrebbe farle saltare: rimosso lo stagno muovere con delicatezza i pin per scollarli definitivamente. Con un minimo di lavoro, il potenziometro è staccato dalla sua basetta.
Apriamo il potenziometro
Il potenziometro è modulare: esso è costituito da un sistema di due elementi in plastica verde: un primo gruppo che alloggia, ad incastro, i due potenziometri ed un secondo che è il pulsante di accensione. I due gruppi sono tenuti insieme da due lunghi rivetti di alluminio da 1 mm di sezione.
Con la lama di un taglierino ho rimosso la capoccetta del rivettino nella parte posteriore: purtroppo questo induce la necessità di usare un piattello più sottile quando sarà necessario rimontare il potenziometro, dato che il rivetto è diventato più corto del necessario.
Rimossi i due lunghi rivetti avremo quattro pezzi: la parte iniziale, con i comandi coassiali e la prima parete di alluminio pressofuso, il gruppo dei due potenziometri (prima lo squelch comandato dal comando esterno e poi il volume, comandato dall'ancorina interna), l'interruttore ed un piattello di alluminio che blocca tutto quanto. Nel rimontaggio, prestare attenzione alla posizione della tacca sull'ancorina del volume, per evitare di rimontarla al contrario. Avuti i pezzi separati, smontiamo prima il potenziometro del volume.
Per liberare i potenziometri dalle ancorine delle manopole è necessario rimuovere con estrema attenzione un fermo alla fine dell’asta del volume; il pericolo è che l’anellino salti, perdendosi nel vuoto... Per sbloccare il piccolo anello di acciaio ho usato una punta che potesse entrare nei piccoli spazi.
Potenziometro del volume
La piccola parete di bachelite marrone contiene l'elemento resistivo ed i tre contatti necessari al funzionamento. È incastrata nella plastica verde mediante alcuni minuscoli agganci: con un piccolo cacciavite a lama piatta fare leva delicatamente ed aprire il disgraziato.
Come si vede, un piccolo pezzo di metallo «poggiato» su un rotore di plastica semitrasparente doveva assicurare il contatto strisciante sugli elementi: ma è stato progettato malamente! ![]()
In pratica alcune minuscole «asperità» del rotore dovevano incastrare il metallo su altrettanti buchini: ma l'elemento risulta sbilanciato e la stessa pressione sulla parete lo porta a scollarsi dal suo stesso incastro. Dire che è stato progettato coi piedi è usare un eufemismo: un simile accrocco non può funzionare e, nei casi in cui funziona, c'è da chiedersi davvero come faccia! Ripropongo uno schema per spiegare questa incommensurabile schifezza, indegna di un marchio come Kenwood:
Aprendo il mio potenziometro, il pezzo di metallo era libero sul rotore, incapace di garantire il minimo contatto.
Per sistemare la cosa, ho rimosso il liquido oleoso che era all'interno della struttura (probabilmente un lubrificante) ed ho incollato con colla bicomponente per metalli (il solito «acciaio liquido») il contatto di metallo sul rotore: si tratta di una prova per la vista! È un oggetto piccolissimo: è necessario usare molta luce ed una lente d'ingrandimento o occhiali per orafi. In pratica, è un lavoro da orologiaio non da tecnico elettronico!
Ho lasciato asciugare per una trentina di minuti ed ho rimontato il primo potenziometro.
Potenziometro dello squelch
Stessa storia nel caso dello squelch: l'ancorina dei contatti era a spasso nella struttura... ho applicato la stessa soluzione.
Prima di rimontare ho controllato che la resistenza variasse al muoversi degli elementi: appurato che tutto andava per il verso giusto, ho rimesso insieme i pezzi.
Ho sagomato e bucato un quadratino di lamiera sottile, in modo da rivettare con quello che mi rimaneva: ho usato un martellino per schiacciare la parte finale del rivetto, rimontando tutto come stava.
Rimesso insieme il potenziometro l'ho risaldato sulla sua schedina e rimontato la radio.
Alla fine...
Alla fine ho impiegato un'intera mattinata tra smontaggio, sistemazione e rimontaggio. La radio ha ripreso a funzionare ma la mia domanda resta sempre la stessa: per quanto tempo? ![]()
Diciamo che, in questo modo ho una radio che almeno riceve anche se necessita di una sistemazione definitiva.
Certamente, è possibile ripetere l'operazione in caso di nuovo guasto ma occorre procurarsi dei rivetti più lunghi... e dove trovare dei rivetti di alluminio da 1 mm di sezione?
Forse, una possibile soluzione è sostituire l'alluminio con un filo di ottone e creare dei nuovi rivetti di ottone, schiacciandone le estremità.
Un altro problema è la basetta: non sarà possibile saldare e risaldare in continuazione perché le piste potrebbero cedere.
Insomma, il problema è lontano dall'essere risolto: unica soluzione è trovare un buon ricambio.
Dopo tutto questo, solo una domanda resta in mente: come diavolo ha fatto Kenwood a progettare un sistema del genere? ![]()
Questa pagina è il secondo episodio del dramma... il primo episodio è disponibile qui ![]()