La sfortunata spedizione a Bouvet, 3Y0J
Quando avrò finito di scrivere questo documento e registrare l'episodio del mio podcast, gli eco dei deboli segnali della spedizione norvegese da Bouvet, saranno ormai completamente spariti dall'etere... ma andiamo per gradi... Che cos'è Bouvet e, soprattutto, che cos'è una «spedizione»?
Bouvet, spedizioni, DX... se qualcuno passa di qui per caso e non è un radioamatore si sentirà un po` spiazzato dall'uso «leggero» di questi termini... pertanto, è necessario qualche chiarimento.
Bouvet è una piccola isola, anzi poco più di uno scoglio vulcanico lungo 9 Km e largo 6, coperto dai ghiacci e posto nel sud dell'Oceano Atlantico. È il luogo più lontano al mondo perché si trova a 1.700 Km dalle coste dell'Antartide, 2.200 Km dalla località abitata più vicina in Sud Africa e 4.000 km dalle coste delle Isole Falkland.
Raggiungerla non è assolutamente facile, specialmente se aggiungiamo che è fuori da qualsiasi rotta commerciale: pertanto, se uno ci vuole andare, deve organizzare un viaggio apposta, sfidando venti e tempeste che, in quei posti, non si placano mai.
Ma Bouvet ha anche un'altra caratteristica: è una «entità» riconosciuta del mondo dei radioamatori... In pratica, fare un collegamento con quello scoglio è una impresa che milioni di radioamatori desiderano: ciò la rende il secondo «Country» più ricercato che, però, non solo non ha radioamatori attivi ma non ha neppure abitanti. E se non ci sono radioamatori attivi e non ci abita nessuno, come si fa a collegarla?
Semplice: si aspetta che un gruppo di ardimentosi radioamatori faccia una «spedizione», cioè organizzi a proprie spese una nave, ci carichi sopra tutta l'attrezzatura necessaria fatta di tende, cibo, cucine da campo, generatori di corrente, antenne, cavi, computer, radio e amplificatori, magari più di una radio, più di una antenna e più di un amplificatore e si vada a fare le vacanze insieme alle tante foche del posto più remoto del mondo...
Ecco, in sintesi, che cosa sono Bouvet, i most wanted e le «spedizioni». Pensate: la spedizione a Bouvet da parte di un gruppo di radioamatori norvegesi e americani (ma, tra loro, anche un tedesco ed un canadese...) è costata oltre 750.000 dollari... una spesa in parte coperta da sponsor ed in parte anticipata dagli stessi protagonisti, cui si aggiungono le donazioni di altri appassionati radioamatori.... Si pensava di star sull'isola una quindicina di giorni, mettendo insieme almeno 200.000 collegamenti che avrebbero fruttato anche qualche dollaro per le conferme...
Ma non è andata così: la spedizione è finita prima del tempo; le avversità atmosferiche hanno contribuito molto alla sfortuna, insieme alla difficoltà di piazzare il campo nell'unico costone roccioso non coperto dal ghiaccio, a 80 metri sul livello del mare e con il trasporto dell'attrezzatura, via mare prima e a spalla dopo lo sbarco, a carico dei partecipanti e con soltanto «un paranco» realizzato per l'occasione...
Insomma, finita presto e con un numero di collegamenti, per chi è riuscito a sentirli, molto, ma molto lontani dai 200.000 QSO inizialmente preventivati.
Una spedizione sfortunata che ha scontentato tutti, ma proprio tutti: in primis, gli attivatori e poi tutti gli altri radioamatori mondiali che, come me, speravano in questa rara entità. Una sfortunata spedizione che ha messo in luce anche quanto mai scarso sia l'Ham Spirit dei «moderni» sedicenti radioamatori...
E che cosa si è sentito sulle frequenze radio?
Premesso che faccio solo telegrafia, mi sono comunque imbattuto in qualcosa di indicibile, di imprevedibile... di inaspettato.
La spedizione era presente, spesso, in banda 17 metri, esattamente a 18,072 Mhz, parte della banda dedicata alla telegrafia; come spiegato sul sito (ma non poteva essere diversamente) erano effettuate esclusivamente sessioni di chiamata «in split» con frequenza di trasmissione a 18,072 e ascolto su una fettina di 5 khz posti a un khz più in alto. Tutte le spedizioni, specialmente se ricercate, operano in questo modo: niente di eccezionale, dunque.
Il segnale era debole ma spesso abbastanza percettibile: pertanto bastava spostarsi con il delta TX poco più su e cominciare a chiamare... e invece... e invece c'era il solito «poco pratico» che chiamava sulla frequenza della stazione DX. Immediatamente, dopo la chiamata del radioamatore dilettante, arrivavano 3 o quattro «sceriffi dell'etere» che cominciavano a sparargli addosso mitragliate di «UP» per invitarlo a trasmettere più in alto in frequenza...
Come se radioamatori dilettanti e sceriffi non bastassero, ecco che arriva una seconda figura mitologica, «l'accordatore folle» che, lanciando note prolungate nell'etere cerca di accordare il suo catorcio a valvole che ha acquistato da vent'anni e che ancora non ha imparato a usare. I suoi accordi attirano secchiate di LID, 99, PD ed altre amenità telegrafiche..., anche se «PD» è francese e non è una amenità telegrafica...
Ma una spedizione importante ha bisogno di tamarri importanti: ed ecco che compare lui, lo spiritoso... quello che, non sentendo la spedizione, decide di accontentare i colleghi chiamando, egli stesso, con il call di Bouvet, 3Y0J... e qualcuno ci casca e gli risponde... ed i QSO aumentano e lui, contento e felice, passa i suoi 599 come se davvero fosse tra i ghiacci di Bouvet e non attaccato alla tubatura del termosifone nel suo appartamento da qualche parte in Europa. Sotto, piccolo piccolo, c'è Bouvet... quello vero, al vento ed al gelo del mare antartico che cerca, disperatamente, di portare avanti la sua spedizione...
Non parliamo, poi, di quelli che si sono accorti che è un pirata e che vogliono avvisare gli altri battendo «PIRATA» in continuazione... sotto di loro c'è sempre il povero collega sull'isola che continua a chiamare, proprio quando la propagazione spira verso l'Europa, mentre lo sceriffo di turno lo copre scambiandolo per un pirata...
Ed ora, l'episodio del Podcast di XJA
La presenza di parti audio in questo documento mi ha convinto a realizzare un nuovo episodio del mio podcast; tuttavia, prima di giungere alle conclusioni, ho voluto sentire il parere di un collega davvero esperto su queste cose: ho interpellato l'amico Gianni, I7PHH, che è possibile ascoltare nell'audio.
L'episodio è ascoltabile sulla piattaforma Spreaker:
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