Annunci memorabili dei giornaletti per bambini
I walkie-talkie dei settanta
Da ragazzino, avrò avuto al massimo 8 o 9 anni, leggevo moltissimo Topolino. A quel tempo, e questo lo scoprì dopo, quel giornalino a fumetti, che definiremmo ora «per bambini», era seguito da tanti adulti e giovani certamente più grandi di me; nelle trame delle sue storie venivano riportati argomenti presi dalle notizie della cronaca di quegli anni, trasportate nel mondo dei tanti personaggi antropomorfizzati del giornalino a fumetti, con grande fedeltà nei confronti dell realtà del tempo.
Spesso incappavo negli annunci di vendita di una fantomatica azienda commerciale milanese che aveva, quale recapito, una anonima casella postale. Era un'impresa di vendite per corrispondenza; nell'estratto del suo catalogo, che riempiva un'intera pagina del giornalino, mostrava prodotti a dir poco «fantascientifici» che non mancavano di destare attenzione del pubblico; tra i suoi prodotti, non passavano certo inosservati gli «occhiali a Raggi X», i «kit per agenti segreti» e le famose «scimmie di mare» che, presentate come esseri senzienti, non ho mai capito cosa volessero essere veramente...
Tra i vari annunci, però, quello che attirava di più la mia attenzione era, certamente, la pubblicità di due walkie-talkie, oggetto del desiderio di molti ragazzini come me, in un'epoca in cui cellulari, computer, chat e web erano ben lontani dal venire.
Nella mia immaginazione di bambino quella «bobina oscillatrice di frequenza», quei transistor della «super retrodyna», quelle «antenne periscopiche» e quei ben «sessanta miniwatt» diventavano un sogno quasi irraggiungibile, il miraggio della comunicazione a lunga distanza, dato che i 6/7 km millantati dall'annuncio erano molto di più della libertà che avevo nell'uscir di casa.
Mi piaceva l'idea di comunicare con qualche amico di scuola, dato che il telefono, seppur legato ad un filo, spesso, in casa, ancora non c'era...
Adesso ci rido su
Sì, adesso, a rileggere quell'annuncio tanti anni dopo, ci rido su, visto che «retrodyna», «miniwatt» e «antenna periscopica», assolutamente, non potrebbero esistere
Comunque, in questi giorni, ho postato la foto su una delle nostre chat Telegram, anche per raccogliere i pensieri di amici e colleghi radioamatori: pensieri che non sono tardati ad arrivare.
Tra i primi, certamente, quello di Saverio IK7IWF che, seppur non coinvolto in prima persona, non ha mancato di sottolineare alcune caratteristiche di questi «fantasiosi» oggetti del desiderio, come sempre in modo preciso e tecnicamente ineccepibile: lo riporto qui, ad imperitura memoria, al fine di sottrarlo dall'oblio della chat...
L'amarcord di Saverio
Me li ricordo questi annunci -dice IK7IWF-: ricordano un po` alcuni che circolano adesso, relativi a quei portatilini con potenze fuori di testa. Per quanto riguarda i termini usati, poi, non ne parliamo... ma l'unico che dice qualcosa di reale è quel «super-retrodyna», che all'epoca si chiamava e si chiama ancora «super-reazione».
La «super-reazione» è un sistema molto economico per realizzare un circuito ricevente; in questo caso, non si fa altro che riportare il segnale di uscita in ingresso del transistor con la giusta fase amplificandolo al massimo possibile, controllando il segnale in modo che non vada in autoscillazione.
In questo modo, la corrente che percorre il transistor contiene la voce modulante del segnale ricevuto, quindi basta estrarla e mandarla ai 3 transistor di bassa frequenza e il gioco è fatto.
Per trasmettere bastava mandare in oscillazione lo stesso transistor con un quarzo (27.125) e modularlo in ampiezza con i 3 transistor dedicati alla BF. Questo era il funzionamento di quegli accrocchi che trasmettevano su un canale ma ricevevano tutto quello che passava dalla «bobina oscillatrice di frequenza», cioè tutti i canali della CB.
Anche io sono nato radiantisticamente con accrocchi come quelli, avevo 8 anni quando me n'è capitato uno fra le mani uno e dopo non si è capito più niente.
Però i termini «mini-watt» e «antenna periscopica» sono micidiali.
Ma vediamo gli «oggetti del desiderio»
Nel mio caso e in quello di Saverio, gli «oggetti del desiderio» erano gli stessi: due walkie-talkie con antenna telescopica e l'altoparlante-microfono in bella mostra sotto una placca circolare di alluminio forato che ricordava il filtro della moka.
Ricordo, per quanto mi riguarda, che, queste radio, erano in palio, uno di quegli anni, nella tombola della mia parrocchia... Quel pomeriggio avevo due tessere e, su una di queste, mi mancava solo un numero per poter arrivare all'agognato premio. Un solo numero: il 15 e solo il 15 mi separava dal completare le caselle!
Ma il 15, quel pomeriggio, non uscì: in compenso uscì quello di un altro ragazzino che, fortunatissimo e da me invidiato, poté portarsi a casa l'oggetto del mio desiderio; era un lontano Natale degli anni settanta e, quella volta, non ebbi quel premio, rappresentato dalla coppia di ricetrasmittenti, sotto il mio albero
Qualche giorno dopo, rividi il ragazzino in bicicletta e, in mano, legato al polso con la cordicella, aveva proprio uno dei due walkie-talkie con cui parlava (o cercava di parlare...) con qualcuno: qualche tempo dopo ebbi modo di sapere che, anche lui, aveva messo su, in casa, una stazione CB...
Insomma, la radio si è sempre dimostrata molto contagiosa per noi ragazzini di tanti anni fa
La super-reazione nelle vecchie radio
E sempre a proposito di «super-retrodyna» la radio in foto ha quelle 2 bobine a forma di anello che potevano essere avvicinate e allontanate per ottenere il giusto livello di retroazione positiva, alto per sentire meglio la stazione trasmittente, ma non troppo alto, dato che il rischio di innescare autoscillazioni era sempre dietro l'angolo.
Funzionava bene in onde medie e lunghe, ma sulle onde corte era un vero disastro: lasciava passare, infatti, una banda troppo larga e si rischiava di ascoltare più stazioni contemporaneamente: cosa assolutamente deprecabile.