Radio Telesud
Era una emittente radiofonica privata di Casarano, il mio QTH. Si chiamò in questo modo perché esisteva anche una televisione privata, dalla quale -però- la radio era completamente indipendente, pur conservando lo stesso nome. Televisione e radio, in quei lontani anni '80, erano di proprietà di un importante imprenditore del luogo.
La frequenza principale era sui 101.4 Mhz, ovviamente in stereofonia, spinta da un espansore di dinamica della Pioneer... Forse uno dei primi dispositivi digitali del tempo.
La radio aveva sede in via Matino, in quello che fino a pochi anni prima era stato un negozio di ferramenta; l'ambiente, largo e profondo, era stato suddiviso usando dei tramezzi in truciolare di legno ricoperto di moquette per assorbire i suoni riflessi; lo studio principale, quello della diretta, era in fondo ad uno stretto corridoio, dove si aprivano anche le porte dello studio due (usato per le registrazioni) e dell'ufficio del direttore.
Come tutte le radio del tempo, la musica era suonata da una coppia di giradischi con trazione a cinghia "Lenco" con un disco di feltro (meglio conosciuto come "pannolenci"): questo permetteva di trattenere il disco pur facendo girare il piatto. Il pannolenci si prendeva dal bordo e, quando si lasciava il panno, il disco, con la puntina precedentemente posizionata, faceva sentire la sua musica. Un sistema estremamente semplice ma molto funzionale. Qualche tempo dopo arrivarono due meragligliosi piatti Technics (credo AT-LP120X, quelli alla mia destra nella foto, ancora con il cellophane sulla copertura): in questo caso bastava posizionare la puntina e premere il tasto per far partire il disco; la trazione diretta del piatto faceva subito il suo dovere... Anche se, ricordo, bisognava mettere la puntina un po` dietro per evitare una partenza... floscia
La dotazione prevedeva anche due registratori a cassette Teac con "pausa meccanica": questo permetteva di bloccare il nastro immediatamente, controllandone l'avanzamento e del suono in esso inciso. Il sistema era estremamente pratico per registrare gli spot pubblicitari: in quel tempo non c'erano i registratori multitraccia digitali... Anzi, non c'era neanche il digitale, visto che neanche i CD erano stati ancora adottati. Solo dischi in vinile e musicassette.
Altri tempi... Ovviamente la descrizione sin qui fatta valeva per tutte le radio locali dell'epoca.
Ricordo che, lontano dalla parte di bassa frequenza, accanto alla porta di ingresso, era sistemata la parte in radiofrequenza: trasmettitore (la cui frequenza era impostata con dei contraves) e lineare (sulle 300 watt) sui 101.4, frequenza destinata alla nostra città; solo un annetto dopo il mio arrivo ci si dotò di un ponte sulla collina di Parabita (circa 200 metri s.l.m) da 1.000 watts, con un ponte di trasferimento in FM stereo sulle frequenza dei 900 Mhz (in quel tempo, non ancora usata per la telefonia cellulare).
L'antenna a dipoli verticali era posizionata sul palazzo di fronte, esattamente su un negozio di abbigliamento, e collegata con un lungo cavo di RG-213.
Prima esperienza in radio
Nonostante il mio uso della radio piuttosto disinvolto, passare da una radio CB/Amatoriale ad una radio libera FM, fu un cambio epocale. La prima volta, di cui non ho conservato nulla, non fu particolarmente drammatica, grazie anche all'aiuto datomi dagli amici che, prima di me, avevano intrapreso l'attività di speaker. Ricordo che mi fu assegnato uno spazio di un'ora intorno alle 17: un ottimo orario...
Ci si presentava con il solo nome, raramente con il cognome... Forse per un eccesso di "riservatezza" assolutamente fuori luogo. Non ricordo più come si chiamasse il programma che facevo (forse "Stereo Pomeriggio")... Ricordo che la parola "stereo" era una costante tanto che, qualche tempo dopo, feci di tutto per passare allo "Stereo Night", il programma che chiudeva la programmazione in diretta della radio, sino alle ore 23.00.
Soprattutto, erano le ore, dopo le 21, quando non c'erano più stacchetti pubblicitari, che bisognava passare rigorosamente a mano, usando i due registratori a cassette disponibili, seguendo gli orari indicati giorno per giorno... Ricordo che era un pochino noioso lo spazio dei "consigli per gli acquisti". Ma bisognava farlo: le "regie" automatiche non erano state ancora inventate.
Quando le trasmissioni chiudevano, si metteva il "bobinone": era un registratore a bobine di lunga durata che, a minima velocità, consentiva ben tre ore e mezza di registrazione: al termine della bobina, una lamella di stagnola metteva in corto un contatto sul "capstan" e, in quel momento, partiva il reverse del nastro con altre tre ore e mezza: durava un'intera nottata... Il problema era registrare le bobine: occorreva avere sette ore di tempo per farlo e di solito era una operazione che si faceva quando non c'erano programmi in diretta e pubblicità; si passavano musica e stacchetti della radio e, contemporaneamente, si registrava. Ma, all'epoca, il problema non era certo il tempo: quando si è giovani questo non manca mai...
L'audio degli anni 80
Spesso si registravano le trasmissioni, usando vecchie cassette, per riascoltarsi in macchina e cercare, per quanto possibile, di migliorare. Ne ho ritrovata qualcuna, nelle scatole dei ricordi, molti anni dopo e le ho passate in MP3. In queste pagine, ho scelto due brandelli di quelle lontane trasmissioni.
Il primo pezzo, è di uno Stereo Night, esattamente del 5 dicembre del 1987, con la mia voce, i saluti, la presentazione della radio e del brano musicale:
Qualche tempo dopo, a Stereo Night si aggiunse Alessandro, un altro collaboratore della radio, con il quale nacque un sodalizio che durò anche in Radio Uggiano Studio 104, in cui ci trasferimmo circa un anno dopo. Qui ho salvato un brandello di audio tratto da uno Stereo Night del 5 gennaio 1988, con la presentazione dei Pink Floyd di Alessandro e la mia voce a conclusione; notare lo scricchiolio del vinile, altro suono immancabile di quei tempi:
Riascoltandole adesso, a distanza di tantissimi anni, ho un groppo alla gola...
Non soltanto per la voce un po «naïf» di un ragazzo di poco più di vent'anni, quanto per il suono del vinile e del frusìo della puntina sul disco che, nonostante le accortezze, restava lì e non c'era modo di eliminarlo.
Sono i suoni «della vita di una volta» che non torneranno più, come gli anni fantastici della propria giovinezza che, ciascuno di noi, conserva nel posto più riservato del proprio cuore e che, nonostante tutte le difficoltà del tempo, oggi hanno un dolcissimo sapore